[26/4/21] In risposta alle barre sessiste al CompLeone

durante la jam session del compLeone alcunx compagnx hanno fatto notare a chi si esibiva di non esprimere contenuti machisti e patriarcali. Purtroppo il concetto non è stato recepito dalla persona in questione e sui social si è arrivati a cianare di libertà di espressione e libero pensiero riproponendo quelle stesse forme linguistiche sessiste ed abiliste che gli erano state contestate.
Volevamo esprimere in modo più chiaro la nostra posizione rispetto alla musica come veicolo di contenuti:

È meglio una barra non chiusa che una rima sessista, e su questo non c’è giustificazione che tenga: né la presunta improvvisazione spontanea, né la “sacrosanta libertà artistica”, nemmeno un lessico ormai culturale ma comunque violento e perfettamente superabile. Non ci sono scuse né motivi per utilizzare forme linguistiche espressamente machiste rivendicandole, se non l’essere un machista ed essere dall’altra parte della barricata, parte integrante del sistema patriarcale stesso. Continuare ad utilizzarle contribuisce a perpetuare una violenza contro cui questo spazio si schiera quotidianamente, in tutte le forme che può assumere: tanto questo linguaggio, quanto atteggiamenti di prevaricazione, di svalutazione su base di genere, di mancato ascolto “perché che ne vuoi sapere tu”. Il cazzodurismo non ci appartiene, e nemmeno l’oggettivazione delle donne viste soltanto come le tipe di un altro uomo, pronte ad essere prese e strumentalizzate a piacere per il dissing del momento, per il maschio “che può dire e fare tutto” di turno, protetto da una libertà artistica che è in realtà solo un’altra violenza.
Siamo coscienti di quanto interiorizziamo il patriarcato, di quanto sia complesso eliminarne i lasciti, ma cambiare il nostro lessico è tanto difficile quanto necessario, sia nella musica che nella nostra quotidianità. Se crediamo che questa cultura e questa musica possano davvero cambiare qualcosa, allora è importante far passare i contenuti giusti, non tanto per un “politicamente corretto” di cui ci frega poco, ma perché continuando a riproporre le stesse forme non cambieremo nulla.
AVANTI IL RAP TRANSFEMMINISTA, FUORI I MACHISTI DALL’HIPHOP

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