[30/10/21] TU CI CHIUDI TU CI PAGHI, un addo dopo il 30 Ottobre.

Riceviamo e condividiamo:

TU CI CHIUDI TU CI PAGHI
un anno dopo

Un anno fa Firenze si è ripresa il palcoscenico in cui si svolge quotidianamente il balletto del capitale. Le strade cristallizzate nel luccichio delle loro vetrine sono state animate dai nostri corpi. Quella sera Firenze si è scoperta diversa, rivelandosi nelle sue contraddizioni.

In tantə siamo scesə in strada: dal ristoratore impaurito allə camerierə a nero, dal proprietario di Airbnb allə sfrattatə, dagli ultras allə militanti dei centri sociali. Una composizione inusuale che ha disorientato moltə di noi e con la quale ci interfacciamo con difficoltà anche oggi, dopo un altro anno di pandemia. Decidemmo di partecipare per portare la nostra voce, per capirci qualcosa, perché come tantə altrə ragazzə fiorentinə viviamo tutti i giorni l’oppressione sulla nostra pelle.

Ci hanno tolto le scuole per stiparci nei bus, ci hanno espulsi dalle piazze per riempirle di tavolini, non abbiamo voluto lavorare sottopagatə nei ristoranti della riviera e siamo statə descrittə come parassiti del reddito di cittadinanza; siamo uscitə la sera e siamo diventatə mala-movida; abbiamo alzato la testa e ci hanno trattatə come criminali.

Senza bisogno di andare a guardare molto più in là dell’uscio di casa nostra, siamo già in grado di vedere cos’è successo in questo periodo, perché come noi quasi tutta la popolazione ha affrontato gli stessi problemi: chi non ha i soldi per farla sempre franca è statə ridottə alla sua dimensione di lavoratricə produttivə, senza libertà e senza diritti. Abbiamo visto lo Stato come mezzo di sfruttamento ed oppressione, unicamente ed indiscutibilmente.

E’ passato un anno esatto da quella sera in cui Firenze ha gridato la sua rabbia. Tanti altri attacchi abbiamo subito, tante volte la nostra libertà è stata incatenata. Sblocco degli sfratti, sblocco dei licenziamenti, coprifuoco, green-pass… ora qualcosa ha ricominciato a muoversi, tra le lotte operaie e i picchetti antisfratto, passando per le piazze no green-pass ed i blocchi portuali: chi si percepscə oppressə oggi alza la voce.

Ripartiamo dalle nostre vite: impariamo a leggere le realtà che ci circondano, i contesti che abitiamo, le piazze in cui ci affacciamo. Costruiamo nuove idee e nuove forme con le persone che incontriamo.

In migliaia siamo scesə in piazza, in decine siamo statə manganellatə, alcunə sono statə arrestatə. Persino con un enorme dispiegamento poliziesco e giudiziario lo Stato non è riuscito a mantenere il controllo e si è contorto in sgraziate manovre repressive. Niente fa presumere che possa esserne maggiormente in grado ora.

La pace sociale è percorsa da brividi.

Chi pensa deve agire.

Alcunə imputatə del processo del 30 ottobre.

 

Questa voce è stata pubblicata in Comunicati, General, Repressione. Contrassegna il permalink.