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Oggi, 1 Maggio siamo scesi in piazza (rispettando distanze e DPI) per ribadire, nella giornata del-le lavoratrici e dei lavoratori, che non vogliamo una SmartCity, ma una Firenze Solidale, non vogliamo start-up e Airbnb, vogliamo cibo da mettere in tavola e casepopolari!
L’ex Caserma Cavalli è sempre stata caratterizzata, da una storia di sopraffazione: prima granaio fortificato dei Medici, poi caserma, ora la sua struttura viene sfruttata per creare un avamposto della smart city in San Frediano.
6500 mq regalati ad un incubatore per nuovi imprenditori, giovani costretti ad autosfruttarsi in una folle corsa verso il dominio dell’uomo sull’uomo per l’accumulazione di capitali.
Qui dentro convergeranno “startuppari” da tutto il mondo, pronti a creare qualche nuova Just Eat o Airbnb2.0, e poi, come se non bastasse avere un nuovo volano del capitalismo a 2 metri dal portone di casa, saremo anche costretti a veder passeggiare questi individui nel nostro Rione.
Brutta notizia per tutti quelli che ne avevano già abbastanza di bistrot, degustazioni, bici a scatto fisso e baffi a manubrio; bruttissima per tutti gli inquilini che vedranno schizzare i prezzi degli affitti, per tutti gli abitanti che non potranno più permettersi di comprare nemmeno un pezzo di schiaccia nelle vie dove sono cresciuti.
Nardella, svegliato con uno schiaffo dalla pandemia, si scuote dal suo torpore democratico e tuona contro la monocultura turistica (che lui più di tutti ha contribuito a creare) ed ambisce a reinventare Firenze, parla di riportare la residenza in centro, ma non vuole fare case popolari, parla di ridurre i ristoranti ma gli promette ampie fette di suolo pubblico.
Bene, lorsignori sappiano che se la Firenze che immaginano loro è una smart-city fatta di spazi recintati, percorsi turistici, parcheggi interrati, una nuova Milano con boschi verticali e piattaforme orizzontali, quella che immaginiamo noi è una Firenze solidale, piena di case popolari, luoghi di aggregazione, servizi di vicinato, sanità pubblica.
I ricchi imprenditori, come il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, che ambiscono ad un ritorno alla Firenze dei banchieri, polo dell’economia mondiale, per rivivere l’”adrenalina della storia” che si viveva nel 500, sappiano che anche noi vogliamo rivivere un po’ di “adrenalina della storia”, ma quella di un periodo diverso, quel 1378 in cui nella Repubblica fiorentina, gli operai della lana insorsero da San Frediano e, bruciando i palazzi dei signori di via Maggio, arrivarono dentro i palazzi del potere per riprendersi ciò che gli spettava di diritto: il governo del loro territorio!