Mercoledì 9 giugno alle ore 9.00 presidio davanti al palazzo di giustizia di Firenze in Viale Guidoni contro la sorveglianza speciale.
Mercoledì 2 giugno h 18.30 assemblea pubblica sulla Sorveglianza Speciale all’Occupazione di Via del Leone 60/62
Dopo gli arresti del 30 ottobre, nottata che Firenze ricorda come un vero e proprio tumulto popolare, ecco che gli stessi “fatti” contestati in quell’inchiesta portano alla richiesta di un’altra non inedita misura repressiva: la sorveglianza speciale.
Un nostro compagno, dopo aver subito gli arresti domiciliari come misura preventiva rispetto la sua presenza al corteo del 30 ottobre, oggi si vede arrivare l’ennesima cartolina verde, anche questa volta senza processo, come altre misure di polizia molto di moda, vedi daspo e foglio di via. Non soddisfatti delle scartoffie prodotte che non riescono a togliere di mezzo il famigerato incubo antagonista, digos e prefetto ne tentano un’altra. Ma perché proprio questa? La particolare arbitrarietà e la possibilità di assegnazione senza un reale carico di fatti e reati specifici, la rendono una misura perfetta per attuare un vero e proprio processo alle idee. Se una faccia della medaglia della repressione giudiziaria è l’innocenza fino a prova contraria, l’altra diventa quindi la colpevolezza dei reati che potenzialmente – secondo loro – potresti commettere.
Quando basta una rete di conoscenze e un’appartenenza ideologica – quale, ci verrebbe da chiedergli – per legittimare una repressione così feroce, esce per l’ennesima volta la faccia di una democrazia che non ha mai avuto intenzione di farla finita con il fascismo su cui si fonda. La sorveglianza speciale proviene infatti, anche se più volte modificata, direttamente dal codice Rocco (1930).
Ma quindi cosa si rischia quando si hanno un paio di amicx o conoscenti “poco raccomandabili”, una posizione chiara e rivendicata e a carico processi inconsistenti – come quello del 30 ottobre?
Per un periodo da uno a cinque anni, potresti vederti negata la libertà di circolazione e relazione, attraverso diversi e arbitrariamente intercambiabili divieti: di spostamento dalla provincia di residenza, di incontro di persone pregiudicate o sottoposte a misure, di riunione in gruppi o manifestazioni pubbliche, di uscita serale e di spostamento (perché si, possono decidere di ritirare oltre che il passaporto, anche la patente di guida.)
La richiesta di questa misura non si colloca a caso: è di un mese e mezzo fa la prima udienza per l’assegnazione della sorveglianza speciale ad un’altra compagna del movimento fiorentino. Ma non illudiamoci però che questa strategia repressiva sia una peculiarità locale: le richieste arrivano a compagnx in tutta Italia, a chi perché di rientro dal Rojava, a chi, fra le altre cose, una pagina di un romanzo. Come dicevamo, oltre agli eventuali (ma non necessari) precedenti storici personali, solo la completa arbitrarietà.
Nello specifico, gli unici “fatti” a comparire sulle carte sono infatti alcuni carichi pendenti non arrivati nemmeno in primo grado e una serie di “frequentazioni” sparse degli ultimi 5/6 anni. (Non dicevano poi di valutare solo la condotta degli ultimi tre?). Di che si sta parlando? Quello che viene tradotto giuridicamente in pericolosità sociale e persistente condotta criminosa non è altro che la necessità pratica di schierarsi e non accettare passivamente le violenze che ci circondano. A giustificare la richiesta di sorveglianza sono infatti la partecipazione ad una manifestazione antifascista e antirazzista (la grande “repubblica antifascista” che processa chi combatte il fascismo), la partecipazione alle mobilitazione studentesche della sua università, la difesa di una casa delle donne contro le violenze sessiste e omotransfobiche e, in ultima, la presenza alla piazza del 30 ottobre a Firenze. Se queste pratiche, spinte, tensioni ed idee non sono altro che il rifiuto dell’accettazione passiva di ciò che ci viene imposto, verrebbe da chiedersi: ma pericolosx per chi?
Per concludere, questa misura, viene proposta perché le nostre compagne e i nostri compagni lavorano nelle reti solidali del quartiere, partecipano a manifestazioni, conoscono altre realtà politiche che si impegnano contro le ingiustizie sociali e, prima di tutto il resto, si oppongono allo stato attuale delle cose e propongono alternative reali.
Complici e solidali con tutte le persone colpite dalla repressione e con chi si ribella ad essa. Invitiamo a fare propria questa campagna contro la sorveglianza speciale al fianco di tuttx coloro che in Italia hanno subito questa infame misura. Organizzare una difesa collettiva vuol dire organizzare la difesa stessa del movimento.
Mercoledì 2 giugno assemblea pubblica sulla Sorveglianza Speciale alle ore 18.30 all’Occupazione di Via del Leone 60/62
Presidio davanti al tribunale di giustizia di Firenze in Viale Guidoni mercoledì 9 giugno alle ore 9.00 contro questa infame misura repressiva.