I giornali qualche settimana fa hanno riportato notizie sulle rivolte scoppiate nelle carceri a causa dell’emergenza coronavirus. La goccia che ha fatto traboccare il vaso della già precaria e inaccettabile situazione dei detenuti e delle detenute in Italia sono state le restrizioni per l’epidemia. I detenuti, infatti, sono costretti in celle sovraffolate e scarsissime condizioni igieniche e l’accesso alle cure mediche è difficile persino per un mal di denti. Per contenere il virus, però, non si sceglie di finanziare la sanità in carcere, ma di bloccare le visite e i colloqui. Così, i detenuti potevano avere contatto con le famiglie e i cari solo attraverso chiamate a pagamento.
Dopo le rivolte, la situazione non è cambiata. E’ stata approvata una regolarizzazione che prevede che chi ha pene minori possa essere trasferito ai domiciari, ma sono molti pochi che possono realmente farlo. I detenuti rivoltosi sono stati trasferiti, senza far sapere niente alle famiglie e senza la possibilità di prendere vestiti e effetti personali. Ci sono stati pestaggi a interi reparti, anche contro coloro che non avevano partecipato alla rivolta.
Oggi abbiamo speso queste parole in solidarietà ai detenuti e alle detenute di tutta Italia.
Guarda il video!
Saremo tutti meno liberi
finchè resta in piedi una prigione