Visti i recenti fatti che hanno coinvolto l’occupazione di via del Leone e di cui probabilmente in molti sono già venuti a conoscenza, l’assemblea dell’occupazione sente il bisogno di esprimere la propria posizione.
Come assemblea di via del Leone abbiamo condannato ciò che un partecipante alla nostra assemblea ha fatto (collaborare con la polizia all’identificazione di uno spacciatore) dal primo momento in cui ne siamo venuti a conoscenza. Capire in che modo comportarsi con lui non è stata però una reazione altrettanto rapida e chiara. Le ragioni sono diverse; questa questione è emersa nel dibattito dell’assemblea in un primo momento sotto forma di argomentazione in supporto a una posizione di un membro dell’assemblea in un dibattito interno alla gestione dell’occupazione. Successivamente il dibattito in merito a che posizione assumere nei confronti di questa questione si è trasformato in minacce e ricatti di soggetti esterni all’occupazione di via del Leone.
Il lunedì successivo a quello in cui eravamo venuti a conoscenza dei fatti alcune persone hanno infatti fatto irruzione in assemblea bloccando la discussione, avvertendo la persona in questione di non presentarsi più “nel quartiere” e minacciando l’assemblea di sgombero dal momento in cui non fosse stata presa la decisione di cacciarlo dall’occupazione.
L’assemblea seguente ha trovato davanti alla porta un presidio di una trentina di persone. Alcune di queste hanno distribuito e letto un comunicato che condannava il ragazzo in questione e che terminava con questo paragrafo: “L’assemblea dovrà decidere se continuare a riunirsi serenamente cacciando chi se lo merita o cercarsi un altro posto. Non permetteremo che nello spazio occupato di via del Leone continui a riunirsi chi valuta come cosa tollerabile sedersi a discutere in compagnia di un infame acclamato”. Queste persone si sono poi trasferite al primo piano dello stabile sostenendo di averlo “occupato” e di avere maggiore legittimità dell’assemblea dal momento in cui alcuni di loro parteciparono alla fase iniziale dell’occupazione dall’aprile scorso. Durante la notte sono state fatte varie scritte nei quartieri di San Frediano e Sant’Ambrogio. Tra le tante: “Via del Leone infami”; “morte alle spie” sul muro dell’asilo accanto all’occupazione con una freccia verso la porta. Negli ultimi giorni la Digos è passata decine di volte sotto l’occupazione e ha già fermato svariate persone. Ci sembra che anche questo fatto parli da solo.
Noi rivendichiamo la legittimità di un’assemblea di uno spazio occupato a discutere e decidere in merito ai provvedimenti da prendere nei confronti di una persona interna all’assemblea stessa, senza alcuna aggressione esterna, verbale o fisica che sia. Il fatto che fossimo posti sotto minaccia e sotto ricatto nelle ultime settimane ha ostacolato una decisione serena e chiara rispetto a una questione che era ancora in discussione. La persona in questione si è allontanata spontaneamente dall’assemblea, precedendo una decisione che, come ci siamo detti più serenamente in assemblea negli ultimi giorni, avremmo comunque preso.
La decisione di allontanare un membro dell’assemblea che ha collaborato con le forze repressive è per noi un modo di dare un messaggio forte a tutto il movimento contro ogni tipo di collaborazione con chi reprime le lotte sociali e incarcera i proletari. Facciamo autocritica sul non essere riusciti a prendere questa decisione più prontamente per i motivi che abbiamo esposto.
L’occupazione di via del Leone è impegnata nel dar vita a un percorso politico di crescita collettiva; per far ciò crediamo che si debbano affrontare le contraddizioni che si hanno al proprio interno in maniera dialettica e costruttiva. Crediamo che ciò non sia possibile se si affrontano le questioni “per principio” o per ultimatum. La nostra è un’assemblea giovane ed eterogenea; da una parte è sicuramente un punto di forza che ha determinato una partecipazione trasversale al posto, dall’altra i tempi che la discussione richiede sono sicuramente più lunghi e c’è meno spazio per automatismi. Questo però non significa in alcun modo essere ambigui.
Su una questione così importante come il rapporto tra percorsi di lotta e forze repressive ci sembra normale, se non auspicabile, che compagni che non sono interni all’assemblea diano il loro contributo alla discussione. Questo è stato fatto da tanti e tante in queste settimane, che hanno compreso la complessità e la gravità della questione e hanno avuto voglia di confrontarsi con noi. Non è stato questo il fine, e anche i mezzi lo dimostrano, di chi si definisce “schiettamente rivoluzionario” per poi minacciare un’assemblea di uno spazio occupato di sgombero tentando di delegittimare la sua stessa esistenza. Non c’è stato nessun tentativo di discussione o confronto sull’argomento, che è stato al contrario semplificato in maniera ideologica e posto in termini di ricatto.
Non è questo atteggiamento autoritario e machista che ha determinato il fatto che chi ha collaborato con la polizia si sia allontanato dall’assemblea. Non ci è mai interessato metterla in termini di scontro fisico, dal momento in cui crediamo che una degenerazione di questo tipo sarebbe stata, e potrebbe essere, totalmente deleteria e controproducente per chiunque abbia voglia di fare politica e costruire percorsi di lotta reali e radicali in questo quartiere e nella città tutta.
Assemblea dell’Occupazione di via del Leone 60/62