[8/12/21] Volantinaggio del Blocco davanti alla chiesa di San Felice

SIAMO ANDATI A VOLANTINARE FUORI DALLA MESSA ALLA CHIESA DI SAN FELICE. OGGI IL PARROCO SI RIEMPIE LA BOCCA CON PRECETTI CRISTIANI E SOLIDARIETÀ. NEL FRATTEMPO STA SFRATTANDO DUE FAMIGLIE DALL’ISTITUTO PIO DEGLI ARTIGIANELLI . VOGLIAMO CHE I SUOI FEDELI SAPPIANO QUAL È LA VERA FACCIA DI QUESTO PARROCO.
BASTA SFRATTI
Invitiamo al mail bombing a artigianellifirenze@gmail.com per chiedere al CdA degli Artigianelli di non sfrattare M. e S.!
Questo il testo volantinato:

BASTA SFRATTI. I QUARTIERI A CHI CI VIVE.

Le storie di M. e di S. sono due storie simili accomunate da un futuro ancora da poter scrivere.

M. è un signore fiorentino, che vive nella sua casa all’interno del plesso degli Artigianelli in via de’ Serragli 104 dal 1987. Paga l’affitto regolarmente all’istituto Pio X degli Artigianelli a un prezzo di mercato (oltre 10euro il mq) per un piccolo appartamento di 35mq. Al suo appartamento, consegnatoli vecchio e fatiscente, ha dovuto svolgere a sue spese interventi di manutenzione e numerose migliorie (come la ristrutturazione dell’impianto elettrico, l’installazione del riscaldamento, dei sanitari, ecc.) senza mai usufruire di sconti o riduzioni mensili a compensazione dei lavori fatti. È legato al quartiere dove vive, nel quale ha tessuto i legami e le relazioni sociali dei suoi ultimi 30 anni di vita. Nel 2017 a M. è finito il contratto di locazione della sua abitazione e, nonostante la sua volontà di restare a vivere nella propria casa, cercando di trovare un accordo con la proprietà per il rinnovo del contratto, è stato messo sotto sfratto. Addirittura la proprietà ha ottenuto, con un becero inganno nei confronti di M., di accellerare la procedura di esecuzione dello sfratto. Sfratto che sarebbe dovuto avvenire il 24 novembre 2021 con l’intervento della forza pubblica e che è stato rinviato al 23 febbraio 2022 grazie al picchetto organizzato dal Blocco Sportello Antisfratto e amic* solidali del quartiere contro la volontà della proprietà.

S. è una signora fiorentina, sanfredianina, con due figlie di cui una minorenne, che vive nella sua casa all’interno del plesso degli Artigianelli in via de’ Serragli 104 dal 2013. All’interno dello stesso plesso ha lavorato presso una SRL fino al febbraio 2021, quando è stata licenziata e da allora non sta riuscendo a trovare un’altra occupazione lavorativa nè ad accedere ad alcun sussidio. Anche a S. nel gennaio 2021 è scaduto il contratto di locazione, prorogato fino al giugno 2021, ma senza possibilità, da parte della proprietà, di rinnovo. S., avendo perso il lavoro, non è riuscita a pagare le ultime mensilità di affitto ed è oggi sotto sfratto, nonostante la sua richiesta di trovare un accordo con la proprietà per rimanere nella casa e nel quartiere dove le sue figlie vanno a scuola (la minore ha frequentato la scuola tenuta dal parrocco degi Artigianelli) e hanno i loro legami sociali.

Chi e cosa accomuna queste due storie appare dunque evidente: l’Istuto Pio X degli Artigianelli e il suo CdA, al cui vertice troviamo il parroco Gianfranco Rolfi (già noto alla stampa per un suo presepe dal titolo “Schiacciate l’infame” dove venivano posti personaggi come Margherita Hack, Augias, Odifreddi e Mancuso assieme ai dittatori più sanguinari della storia). Un istituto che, nel solo plesso degli Artigianelli, vanta di numerosi appartamenti (di cui alcuni vuoti, altri affittati a titolo calmierato o gratuito ai membri della Fondazione Ente Cassa di Risparmio di Firenze come nel caso dell’Associazione Atelier degli Artigianelli), la sede delle Arti Orafe SRL, la Dimora Creativa e una scuola media paritaria. Non solo: la nipote di Rolfi, Monica Falappi, è dirigente della RSA privata Istituto San Salvatore in via del Campuccio 45 e della struttura ODA FARM di Reggello e il presidente della Fondazione Comitato Case Indigenti di Firenze ONLUS, Giovanni Fossi, ex dirigente e consigliere dell’Ente Cassa di Risparmio, fa parte del CdA degli Artigianelli. Inoltre, nel 2012, per l’inaugurazione dopo la ristrutturazione avvenuta coi lauti fondi della CR di Firenze (che si è assicurata così una gestione diretta all’interno del CdA degli Artigianelli) erano presenti anche l’allor Sindaco Matteo Renzi e l’arcivescovo Betori. Tanti gli agganci politici e personali per un prete e un istituto che, pubblicamente, si schierano dalla parte degli ultimi e degli umili e per un quartiere solidale. Tanto da, nel 2018, risultare Rolfi il primo firmatario della raccolta firme contro la chiusura della farmacia Pitti in Piazza San Felice. Ma anche tanta la voglia di speculare, attraverso una gestione delle proprietà degli Artigianlli clientelare, e quindi prendere parte attiva ai processi di gentrificazione del quartiere e della città, cercando di buttare fuori di casa, in pieno inverno e in piena emergenza sanitaria e sociale, due famiglie del centro che dal centro non vogliono andarsene. In un periodo di crisi come questo è evidente come il parroco e l’Istituto mettano davanti il profitto privato ai valori della solidarietà, del mutualismo e a diritti fondamentali come quello alla casa.

Per questo invitiamo tutte e tutti a scrivere all’Istituto (artigianellifirenze@gmail.com) esprimendo dissenso per il comportamento speculatore e nepotista del parrocco e del CdA, invitando a revocare lo sfratto per M. e trovare una soluzione per S. e le sue figlie.

NO allo sfratto di M. e di S.! Nessunx rimarrà in strada.

Blocco – Comitato Antisfratto

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[7/12/21] Ancora covid (?) ancora repressione.

In questi giorni la questura di Firenze sta notificando nuove denunce per corteo non autorizzato e blocco del traffico. L’accusa è quella di essersi riunitə in piazza per fare informazione e solidarietà sulla protesta anti-lockdown del 30 ottobre dello scorso anno.
Il tentativo di reprimere penalmente compagnə perché in piena pandemia giudiziaria mantengono la testa alta e il sorriso sulle labbra sembra surreale, ma contemporaneamente il governo sospende il diritto di manifestare nelle zone in cui i ricchi vogliono fare shopping natalizio, e ogni forma di dissenso viene repressa, come recentemente successo per chi manifestava al No Draghi Day di Milano – cui va tutta la nostra solidarietà. E allora la tornata repressiva merita alcune considerazioni.
1) Lo scontro su come si gestisce la pandemia va ben oltre il dibattito scientifico sull’efficacia del vaccino o del Green Pass. Difficilmente il covid-19 sarà l’ultima pandemia che affronteremo. La ricerca medica contro le malattie deve restare in mano ai privati? La devastazione ambientale contribuisce a creare ed aggravare le pandemie? Le condotte individuali devono essere anteposte al benessere della comunità? E queste norme sono stabilite dal basso o dalle autorità? Chi non vuole vedere le contraddizioni che lacerano la nostra società rinuncia ad esprimersi su questioni fondamentali.
2) La presenza di una controinformazione che parte dai quartieri e non dagli spin-doctor dei potenti fa paura. Perché si permette di denunciare il despotismo della classe dirigente e chiede un cambio di paradigma: messaggi che nella loro semplicità sono perfettamente comprensibili alle persone comuni, mentre nessuna istituzione è più in grado di intercettare e rimodellare questa critica. Il capitalismo si regge sul mantra che non ci sono alternative. Quindi non devono esserci voci alternative.
3) Si è ormai perso ogni criterio di proporzionalità fra infrazione della legge e pene richieste dalla questura. Con l’infame contributo dei decreti sicurezza Salvini interrompere il traffico comporta pene che non vengono comminate neanche a chi stupra o toglie la vita. Tutti i sofismi sulla giustizia hanno lasciato spazio a un clima di guerra sregolata, in cui al nemico – il popolo che non obbedisce alle gerarchie – si auspica ogni male. Questo livore non può che ritorcersi contro i seminatori di vento.
4) La strategia della questura prova a individuare e isolare gli elementi “pericolosi”. Forse non ha capito che l’insofferenza verso i soprusi quotidiani e la sfiducia che questo sistema possa garantire pace, salute e giustizia sono endemici. In questa fase di crisi, il malcontento causa un impulso alla ribellione che non è prodotta da militanti anticapitalistə, ma dal sistema capitalista stesso: nessuna catena può fermare questa ribellione tanto quanto non può fermare la marea o la tempesta. Forse invece, più realisticamente, la questura ha capito la situazione ma non ha alternative.
5) La solidarietà è un’arma. E’ un arma che ancora dobbiamo imparare a usare con precisione e generosità. E’ un’arma che chi ha scelto di vendere il suo senso critico per un salario e un’encomio dei giornali non può comprendere. E’ un’arma che porta dentro di sé i principi del mondo che vogliamo costruire domani, e che già oggi lottando spalla a spalla possiamo usare per liberarci dall’isolamento che vorrebbero imporre a ciascunə di noi.
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[7/12/21] Presidio per Antonella in Piazza dei Ciompi

Ripubblichiamo da Blocco – Comitato Antisfratto

 

UN ANNO SENZA CASA, DUE MESI OSTAGGIO DELLA BUROCRAZIA
Un anno fa Antonella veniva sfrattata con violenza dall’alloggio popolare nel quale viveva da 20 anni, la motivazione? Una piccola morosità. Come tanti durante la pandemia Antonella ha perso il suo lavoro e si è trovata impossibilitata a pagare. La risposta di Casa spa di fronte a questa difficoltà? Metterla per strada mentre lo stato si spendevano in continui appelli a rimanere a casa. Antonella ha subito uno sfratto ingiusto e violento durante il quale si è ritrovata sola. Ad eseguire l’operazione è stato un reparto speciale della polizia municipale che, in borghese e senza preavviso, l’ha aggredita con spray al peperoncino, minacciata ripetute volte di sottoporla a TSO e privata del cane. Antonella quella mattina è uscita di casa sua in manette, portata in tribunale e processata per direttissima, condannata ad 8 mesi di reclusione per resistenza e lesione a pubblico ufficiale. Dopodiché, in pigiama e ancora incredula dell’accaduto, è stata scaricata senza tanti complimenti per strada. Il colmo di tutto questo? Antonella è stata sfrattata durante il blocco degli sfratti, emanato per far fronte all’emergenza COVID.
Nonostante tutto Antonella non si è arresa ed ha presentato un secondo ricorso fiduciosa delle sue ragioni. Ma la lentezza della burocrazia italiana è risaputa, così dopo un anno senza un tetto sulla propria testa, adesso sono due mesi che Antonella attende che il giudice si esprima sul suo caso.
Oggi siamo qui a dire che Antonella ha diritto alla sua casa e che è vergognoso che il sostegno abitativo sia appaltato ad un’azienda che predilige il profitto alla tutela di una persona in difficoltà. Non è possibile che la risposta del comune di fronte ad un costo della vita sempre più alto e all’emergenza COVID siano sfratti e sgomberi. Lo dimostrano le azioni stesse del comune che alle porte dell’inverno ha eseguito 4 sgomberi in due settimane e chissà quanti sfratti. Il comune preferisce fare la guerra ai poveri piuttosto che pensare a delle politiche sociali per far fronte ai bisogni reali. La speculazione immobiliare continua ad avanzare: il patrimonio pubblico viene svenduto per progetti di studentati di lusso e B’n’b mentre numerosi alloggi popolari sono tenuti vuoti e blindati a vantaggio di pochi palazzinari. E mentre il divario tra ricchi e poveri aumenta, ci ritroviamo a vivere in una città sempre meno a misura di abitante.
Non c’è vergogna nel ritrovarsi in difficoltà in questi tempi difficili. Sempre più persone sono costrette a vivere di busta paga in busta paga, con la preoccupazione che una spesa imprevista le costringa a scegliere fra pagare l’affitto o il riscaldamento, il mutuo o la spesa. Problemi che sempre di più colpiscono indiscriminatamente sia chi vive in affitto che chi ha
una casa di proprietà. Crediamo che quello alla casa sia un diritto universale, che non può essere subordinato al profitto di qualche azienda, banca o palazzinaro. La difesa di questo diritto comincia con la solidarietà e il muto appoggio, come Blocco – comitato antisfratto abbiamo deciso di organizzarci per sostenere le persone che si trovano ad avere problemi di natura abitativa ed opporci a queste pratiche speculative.
Stop sfratti! Stop sgomberi!
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[5/12/21] Questioni aperte sul P2P e le comunità

Partiremo dallo spunto dato dal Dossier: La rete dell’odio decentralizzata, di Emmi Bevensee&Rebellious data LLC
Si parlerà di mezzi di comunicazione online e comunità; di cultura ed espressione; di manifesti e tipi di moderazioni; problemi sociali e risposte sociali con due compagn, un’informatica nerd e un antropologa studiosa di fascisti.
ATTENZIONE:
il problema è sociale non tecnico, persone nerd ben accette anzi non lasciateci sole a discuterne!
A seguire musica & aperitivo vegan benefit autistici.org/inventati.org
A/I è un server antifascista, antirazzista antisessista ed autogestito dal 2001. Crediamo che questo non sia affatto il migliore dei mondi possibili. La nostra risposta è offrire ad attivisti, gruppi e collettivi piattaforme per una comunicazione più libera e strumenti digitali per l’autodifesa della privacy.
Siamo (A/I) un collettivo politico, non ci paghiamo per il nostro impegno, ma l’infrastruttura di per se ha dei costi. Ne parleremo insieme durante la serata.
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[23/11/21] Su sfratti, sgomberi e crisi

Non ci arrendiamo a questa crisi
Mentre l’emergenza covid è ancora in corso, si moltiplicano sfratti, sgomberi, rincari, licenziamenti, morti sul lavoro, divieti e abusi di potere. Del mondo più libero e giusto che avevano promesso sarebbe seguito alla pandemia non c’è traccia. Anzi, la classe dirigente sembra disposta a calpestare qualunque diritto pur di tornare a quella che per loro è la normalità: fare profitto sulle nostre vite, sui nostri bisogni, sulle nostre città, sulle risorse naturali.
La nostra vita deve essere interamente dedicata allo sfruttamento, accorciando le pensioni ed eliminando i controlli sulla sicurezza sul lavoro.
I nostri bisogni non sono più considerati: i servizi pubblici locali vengono privatizzati per legge e i prezzi del mercato sono lasciati salire rendendo impossibile mettere assieme una casa riscaldata e un’alimentazione salutare.
La nostra città si trasforma in colate di cemento in cui gli spazi sociali vengono rasi al suolo per far spazio ai desideri dei turisti ricchi.
Le risorse naturali sono quotidianamente depredate dalle multinazionali, che parlano di transizione green solo quando gli serve una scusa per aumentare i prezzi.
Il “governo dei migliori”, senza nessuna opposizione parlamentare accantona leggi sui diritti civili ma sblocca sfratti e licenziamenti, vietando con una circolare di poter protestare nelle piazze del centro delle nostre città. Ma dietro alla brutalità delle sue politiche, si vede la debolezza di una classe dirigente che non sa fare altro che accompagnare la crisi economica, sanitaria, ambientale e morale che sempre più rapidamente autodistrugge la società in cui viviamo.
L’unica opposizione a questa deriva è l’organizzazione dal basso e la lotta nelle piazze. Siamo tutt* noi, che non vogliamo ne’ possiamo rinunciare alle promesse di libertà e giustizia.
Solidarietà a compagnə e collettivi colpiti da sgomberi e repressione.
Occupa e Ruggisci
Occupazione Via del Leone
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