[16/6/21] In risposta al Corriere Fiorentino e Antonio Passanese

GIORNALISMO DA BAR
Ieri Martedì 15 il Corriere Fiorentino pubblica un articolo che descrive l’assemblea pubblica di Lunedì 14 in Santo Spirito in modo menzognero.
Cominciando dal titolo che la definisce un << blitz dei centri sociali>>, screditando il dissenso della popolazione verso le ordinanze del sindaco come un’azione “barbarica” da parte di una fetta di emarginati.
Viene inoltre riportata questa frase: <<Ragazzi la piazza è nostra e noi abbiamo il diritto di pisciare ovunque>>.
Alcune di noi erano a questa assemblea: questa frase non è mai stata pronunciata, anzi, durante l’assemblea è stato espresso disagio verso la condizione attuale di Santo Spirito come “pisciatoio”, accompagnato da un’analisi sulla necessità di aprire gratuitamente i bagni pubblici nella piazza per permetterne l’accesso a tutt*.
Viene molto facile percepire questo articolo come una diffamazione, noi lo vediamo invece come una dimostrazione di paura da parte delle istituzioni e dei suoi lacché, paura che la popolazione prenda coscienza di star venendo esclusa sempre di più dagli spazi in cui vive, sulla base di un’idea di città usa e getta, ad uso e sopratutto consumo privato per chi può permetterselo.
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[26/4/21] In risposta alle barre sessiste al CompLeone

durante la jam session del compLeone alcunx compagnx hanno fatto notare a chi si esibiva di non esprimere contenuti machisti e patriarcali. Purtroppo il concetto non è stato recepito dalla persona in questione e sui social si è arrivati a cianare di libertà di espressione e libero pensiero riproponendo quelle stesse forme linguistiche sessiste ed abiliste che gli erano state contestate.
Volevamo esprimere in modo più chiaro la nostra posizione rispetto alla musica come veicolo di contenuti:

È meglio una barra non chiusa che una rima sessista, e su questo non c’è giustificazione che tenga: né la presunta improvvisazione spontanea, né la “sacrosanta libertà artistica”, nemmeno un lessico ormai culturale ma comunque violento e perfettamente superabile. Non ci sono scuse né motivi per utilizzare forme linguistiche espressamente machiste rivendicandole, se non l’essere un machista ed essere dall’altra parte della barricata, parte integrante del sistema patriarcale stesso. Continuare ad utilizzarle contribuisce a perpetuare una violenza contro cui questo spazio si schiera quotidianamente, in tutte le forme che può assumere: tanto questo linguaggio, quanto atteggiamenti di prevaricazione, di svalutazione su base di genere, di mancato ascolto “perché che ne vuoi sapere tu”. Il cazzodurismo non ci appartiene, e nemmeno l’oggettivazione delle donne viste soltanto come le tipe di un altro uomo, pronte ad essere prese e strumentalizzate a piacere per il dissing del momento, per il maschio “che può dire e fare tutto” di turno, protetto da una libertà artistica che è in realtà solo un’altra violenza.
Siamo coscienti di quanto interiorizziamo il patriarcato, di quanto sia complesso eliminarne i lasciti, ma cambiare il nostro lessico è tanto difficile quanto necessario, sia nella musica che nella nostra quotidianità. Se crediamo che questa cultura e questa musica possano davvero cambiare qualcosa, allora è importante far passare i contenuti giusti, non tanto per un “politicamente corretto” di cui ci frega poco, ma perché continuando a riproporre le stesse forme non cambieremo nulla.
AVANTI IL RAP TRANSFEMMINISTA, FUORI I MACHISTI DALL’HIPHOP

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[4/6/21] Organizziamo la resistenza agli sfratti in Piazza Tasso

Il 30 giugno verranno sbloccati a livello nazionale gli sfratti per morosità decretati nel periodo precedente alla crisi COVID, mentre le morosità relative al periodo successivo a Marzo 2020 verranno processate dal 30 settembre, e gli sfratti per pignoramento e cessata locazione sono già ripresi nel silenzio generale. La situazione che ci troveremo a fronteggiare è catastrofica. Nell’ultimo anno il numero di famiglie ed individui che si sono trovati nell’impossibilità di pagare l’affitto a causa della perdita del lavoro è salita vertiginosamente. A tutto questo non ha fatto fronte né una riduzione degli affitti né politiche pubbliche volte al tamponamento di questa emergenza. Nel contesto estremamente particolare della città di Firenze dove il problema abitativo è sempre stato centrale per la destinazione turistica a cui vengono destinati un numero gigantesco di immobili non sembra individuarsi un’inversione di tendenza. Amministrazione e proprietari preferiscono scommettere sulla ripresa di funzionamento di un modello che abbiamo già potuto sperimentare come socialmente fallimentare piuttosto che sul ripensamento totale del tessuto urbano al servizio della popolazione stabile e non del consumatore di passaggio. Anche ai livelli più bassi degli strati sociali, tra quelle famiglie che hanno accesso al welfare delle case popolari, si avvertono tensioni fortissimi con gli enti gestori che continuano a gestire il patrimonio pubblico come un’azienda privata, pretendendo il pagamento di spese folli e ostacolando i tentativi di autogestione.
Il problema della casa e il diritto all’abitare ci sembra tutt’oggi centrale nelle dinamiche cittadine. Una ripresa decisa della lotta su questo fronte è fondamentale per riaffermare un modello di città vivibile e totalmente estraneo ai progetti delle amministrazione recenti e dei grandi speculatori.
Invitiamo individui e soggetti politici che si riconoscono in questi ragionamenti ad un’assemblea cittadina per discutere di:
1. La costruzione collettiva di pratiche che vadano a invertire le tendenze estrazioniste esacerbate negli ultimi anni, che la crisi COVID ha svelato come fallimentari ma che non accennano a fermarsi.
2. L’organizzazione concreta della resistenza degli sfratti.
3. Campagne mobilitative di pressione sugli enti pubblici (Comune e Casa SPA) perché si facciano carico delle situazioni di emergenza abitativa e vengano incontro alle esigenze materiali degli inquilini ERP.
L’assemblea si svolgerà in uno spazio aperto e tutte le precauzioni sanitarie saranno rispettate.
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[30/5/21] due appuntamenti sulla richiesta di sorveglianza speciale a nostr* compas

Mercoledì 9 giugno alle ore 9.00 presidio davanti al palazzo di giustizia di Firenze in Viale Guidoni contro la sorveglianza speciale.
Mercoledì 2 giugno h 18.30 assemblea pubblica sulla Sorveglianza Speciale all’Occupazione di Via del Leone 60/62
Dopo gli arresti del 30 ottobre, nottata che Firenze ricorda come un vero e proprio tumulto popolare, ecco che gli stessi “fatti” contestati in quell’inchiesta portano alla richiesta di un’altra non inedita misura repressiva: la sorveglianza speciale.
Un nostro compagno, dopo aver subito gli arresti domiciliari come misura preventiva rispetto la sua presenza al corteo del 30 ottobre, oggi si vede arrivare l’ennesima cartolina verde, anche questa volta senza processo, come altre misure di polizia molto di moda, vedi daspo e foglio di via. Non soddisfatti delle scartoffie prodotte che non riescono a togliere di mezzo il famigerato incubo antagonista, digos e prefetto ne tentano un’altra. Ma perché proprio questa? La particolare arbitrarietà e la possibilità di assegnazione senza un reale carico di fatti e reati specifici, la rendono una misura perfetta per attuare un vero e proprio processo alle idee. Se una faccia della medaglia della repressione giudiziaria è l’innocenza fino a prova contraria, l’altra diventa quindi la colpevolezza dei reati che potenzialmente – secondo loro – potresti commettere.
Quando basta una rete di conoscenze e un’appartenenza ideologica – quale, ci verrebbe da chiedergli – per legittimare una repressione così feroce, esce per l’ennesima volta la faccia di una democrazia che non ha mai avuto intenzione di farla finita con il fascismo su cui si fonda. La sorveglianza speciale proviene infatti, anche se più volte modificata, direttamente dal codice Rocco (1930).
Ma quindi cosa si rischia quando si hanno un paio di amicx o conoscenti “poco raccomandabili”, una posizione chiara e rivendicata e a carico processi inconsistenti – come quello del 30 ottobre?
Per un periodo da uno a cinque anni, potresti vederti negata la libertà di circolazione e relazione, attraverso diversi e arbitrariamente intercambiabili divieti: di spostamento dalla provincia di residenza, di incontro di persone pregiudicate o sottoposte a misure, di riunione in gruppi o manifestazioni pubbliche, di uscita serale e di spostamento (perché si, possono decidere di ritirare oltre che il passaporto, anche la patente di guida.)
La richiesta di questa misura non si colloca a caso: è di un mese e mezzo fa la prima udienza per l’assegnazione della sorveglianza speciale ad un’altra compagna del movimento fiorentino. Ma non illudiamoci però che questa strategia repressiva sia una peculiarità locale: le richieste arrivano a compagnx in tutta Italia, a chi perché di rientro dal Rojava, a chi, fra le altre cose, una pagina di un romanzo. Come dicevamo, oltre agli eventuali (ma non necessari) precedenti storici personali, solo la completa arbitrarietà.
Nello specifico, gli unici “fatti” a comparire sulle carte sono infatti alcuni carichi pendenti non arrivati nemmeno in primo grado e una serie di “frequentazioni” sparse degli ultimi 5/6 anni. (Non dicevano poi di valutare solo la condotta degli ultimi tre?). Di che si sta parlando? Quello che viene tradotto giuridicamente in pericolosità sociale e persistente condotta criminosa non è altro che la necessità pratica di schierarsi e non accettare passivamente le violenze che ci circondano. A giustificare la richiesta di sorveglianza sono infatti la partecipazione ad una manifestazione antifascista e antirazzista (la grande “repubblica antifascista” che processa chi combatte il fascismo), la partecipazione alle mobilitazione studentesche della sua università, la difesa di una casa delle donne contro le violenze sessiste e omotransfobiche e, in ultima, la presenza alla piazza del 30 ottobre a Firenze. Se queste pratiche, spinte, tensioni ed idee non sono altro che il rifiuto dell’accettazione passiva di ciò che ci viene imposto, verrebbe da chiedersi: ma pericolosx per chi?
Per concludere, questa misura, viene proposta perché le nostre compagne e i nostri compagni lavorano nelle reti solidali del quartiere, partecipano a manifestazioni, conoscono altre realtà politiche che si impegnano contro le ingiustizie sociali e, prima di tutto il resto, si oppongono allo stato attuale delle cose e propongono alternative reali.
Complici e solidali con tutte le persone colpite dalla repressione e con chi si ribella ad essa. Invitiamo a fare propria questa campagna contro la sorveglianza speciale al fianco di tuttx coloro che in Italia hanno subito questa infame misura. Organizzare una difesa collettiva vuol dire organizzare la difesa stessa del movimento.
Mercoledì 2 giugno assemblea pubblica sulla Sorveglianza Speciale alle ore 18.30 all’Occupazione di Via del Leone 60/62
Presidio davanti al tribunale di giustizia di Firenze in Viale Guidoni mercoledì 9 giugno alle ore 9.00 contro questa infame misura repressiva.
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[27/5/21] Presentazione del libro “Gli interessi in comune” con l’autore Vanni Santoni

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