Incontro Pubblico 08/06/23 h21

”Nel corso delI’incontro saranno approfonditi anche i motivi di opposizione ai progetti dell’Amministrazione comunale di scavare un parcheggio interrato in Piazza del Cestello e di collocare un Infopoint turistico nel complesso della ex Chiesa dei Barnabiti in Via Sant’Agostino.”

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Antisfratto 23.05.

Martedì 23 maggio alle h 8 ci troveremo sotto casa di D, in via del Bronzino 149, per una colazione solidale antisfratto. D vive con la propria figlia minorenne nell’appartamento dalla quale vogliono cacciarla fuori, nonostante sia in lista di emergenza sfratti per avere una casa popolare. Impediremo che il palazzinaro di turno infarcisca le sue tasche a spese di una giovane madre: i quartieri a chi li vive! Ci vediamo martedì

……..

ANCHE OGGI SI SFRATTA DOMANI! Grazie alla partecipazione di numerose persone solidali i due sfratti previsti per stamattina, di R. e D., han ricevuto un rinvio rispettivamente al 13/6 e al 4/10. A R. è stata promessa, entro quella data, una sistemazione ad affitto calmierato mentre per D. si prevede una celere assegnazione di casa popolare. Restate aggiornati per futuri sfratti e contattateci se avete necessità o volete dare mano. LA CASA È DI CHI L’ABITA!

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[18/04/23] Oltrarno Antifascista – Chiudere Casa Pound


Chiudere Casapound! Chiudere tutti i covi fascisti qui e ovunque!

Il comitato “Oltrarno Antifascista” è un’assemblea orizzontale di quartiere, nata a seguito dell’apertura di CasaPound in via dei Vanni, con l’obiettivo di sensibilizzare e creare una cultura antifascista che possa unire e organizzare tutti e tutte gli/le abitanti che si oppongono alla presenza dei fascisti sui propri territori.

I media, così come vari politicanti di turno, affermano spesso che il fascismo è solo uno spettro del passato ormai morto e, conseguentemente, che essere antifascisti oggi non abbia più alcun significato. Noi, Al contrario, pensiamo che la lotta antifascista dei partigiani debba rivivere nelle nostre pratiche di oggi, riconoscendo che questa non si limitava all’opposizione al regime fascista, ma a partire dalla critica di quest’ultimo lottava per costruire una nuova società in cui si potesse vivere meglio. Essere antifascisti vuol dire opporsi ad una società che orienta le sue scelte in base al profitto di pochi e non al benessere collettivo; lottare quotidianamente per conquistare quei diritti come la casa, la sanità, l’istruzione e il lavoro che dovrebbero essere garantiti a tutti e tutte. Lotta antifascista significa creare quella consapevolezza affinché ci si possa riconoscere in una condizione comune, che prescinde il sesso biologico o il paese da cui proveniamo, per affermare invece che l’unica distinzione a cui dare valore è tra chi lavora e chi continua ad accumulare milioni sul nostro sudore. Se da un lato c’è chi lotta per tutto questo, dall’altra, la funzione dei fascisti è asservita a questo sistema di sfruttamento che, in tempi di crisi economica e guerra, diventa ancora più palese.

I fascisti sono gli stessi che reprimono, laddove la legalità borghese non arriva, lavoratori e studenti che lottano per migliorare la loro condizione di vita, sono quelli che promuovono il nazionalismo, alimentando una guerra tra poveri, funzionale a celare che, se il lavoro non c’è o se i salari sono bassi, la responsabilità è di chi dal nostro lavoro guadagna e di chi ci governa continuando a tagliare sui nostri diritti e sulle nostre tutele. Il nazionalismo è, da sempre, funzionale alla pacificazione del fronte interno, con il fine di giustificare i conflitti e i massacri di intere popolazioni per mantenere o rinnovare interessi economici, per trovare nuovi mercati necessari a risollevare un sistema economico costantemente in crisi.

Affinché a questi soggetti non venga lasciata nessuna agibilità nei quartieri, nelle scuole e nei posti di lavoro è necessario l’impegno quotidiano di tutti e tutte noi. Di fatti, per quanto formalmente il nostro stato si dichiari antifascista, nell’agire afferma tutt’altro: basti pensare all’agibilità concessa dalla nostra giunta comunale a guida PD, che non ha mosso un dito rispetto all’apertura di quest’ultima sede di CasaPound così come per le precedenti; pensiamo all’attuale governo dichiaratamente di destra, appoggiato dagli stessi fascisti di CasaPound. La connivenza tra fascismo e istituzioni è di lunga data e si può riscontrare dalla continuità di figure dirigenziali del fascismo che hanno mantenuto il loro posto anche a seguito del ’45 così come parti del nostro sistema legale, come la misura della sorveglianza speciale risalente al codice Rocco.
Di fronte a tutto questo, in tempi di crisi e di guerra, in cui aumenta tutto tranne i nostri salari, e in cui ai fascisti viene lasciata sempre più agibilità al fine di mantenere lo status quo, diventa ancor più fondamentale organizzarsi e lottare affinché questi soggetti sappiano che la Firenze popolare e antifascista non resterà a guardare, ma continuerà invece a togliergli ogni spazio!

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[21-24/4/23] CompLeone. 10 anni di occupazione!

10° COMPLEONE – 21,22,23,24 Aprile 2023
L’occupazione di Via del leone 60-62 compie 10 anni! Per l’occasione abbiamo organizzato quattro giornate in quartiere di aggregazione, confronto e socialità.

* Venerdì 21 Aprile / Piazza Tasso – mercato contadino
Nel pomeriggio iniziativa contro la repressione: proponiamo un confronto a cavallo tra l’autoformazione e l’autodifesa, per conoscere gli strumenti repressivi della controparte e rafforzare i nostri per contrastarla. saranno presenti legali e amicizie inguaiate – invitiamo chi voglia a portare il suo contributo!
– h 20 cena genuina e clandestina
– h 21 musica popolare con Le apine, Fanfara della leggera, Melissa e McDada – canti e danze di lotta e resistenza!

* Sabato 22 Aprile / Via del leone
– h 13.12 pranzo
– h 14,30 presentazione del progetto “Militanza grafica” e del fumetto Scusate il disturbo (un fumetto dispotico che attraversa la militanza e la lotta politica cullandosi fra spazio e tempo, fra periferia e parchi, fra repressione ed amore libero, fra binari e stelle lontane) – incontro con l’artista e chiacchierata

* Domenica 23 Aprile / Via del leone
– h 13.12 pranzo di quartiere – come d’usanza, il pranzo domenicale condiviso: porta quel che vuoi trovare!
– durante tutto il pomeriggio: laboratori – maglia, collagi, smanettaggio per chi ha smarrito le chiavi. Porta il tuo smanio e troverai una banda con cui condividerlo!
– h 20 cena
– h 21 spettacolo teatrale di Filo Sottile – La punk spiegata alla nonna – spettacolino spiritista e transitorio (Esiste una filosofia, una modalità di vita che spinge le persone a contrapporsi alle leggi scritte, alle norme non scritte, alle consuetudini, alle convenzioni, ai principi imposti e assoluti, al più becero realismo. È una filosofia antica e ha avuto tanti nomi. Noi la chiamiamo la punk.
La punk spiegata alla nonna è una seduta medianica in cui una reietta, una non-persona di questo mondo, prova a raccontarsi a una non-persona migrata all’altro mondo, con i soli mezzi a sua disposizione: parole tumultuose, strumenti poveri, melodie straccione.
(Bassa fedeltà, alta vegetalità, cazzimma punk garantite!)

* Lunedì 24 Aprile / Via del leone
– h 18 presentazione di Ventennio di Sangue e Partigiani Contro a cura di Cronache ribelli
– h 20 cena
– h 21 concerti punk e oltre – Jackson Pollock (rumori dal garage), Legni vecchi (musica brutta per gente bella) e SaraHChennedy (Crust from Sesto Fiorentino – San Piero a Sieve)

Durante le giornate vogliamo costruire spazi che rispettino il consenso, in cui tuttə possiamo sentirci liberə di esprimerci, e che mettano in discussione comportamenti oppressivi. Non possiamo garantire una socialità completamente sicura, ma possiamo impegnarci collettivamente per liberare gli spazi che abitiamo da dinamiche di oppressione.
Nel rispetto del quartiere e di chi lo abita, la musica verrà staccata entro la mezzanotte nelle due serate con concerto.
Durante tutte le giornate il cibo sarà adatto a persone vegane e persone intolerante al glutine.
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[15/4/23] CORTEO CONTRO TORTURA, 41 BIS, STATO DI GUERRA E REPRESSIONE

CONTRO TORTURA E 41 BIS, CONTRO REPRESSIONE, STATO DI GUERRA E CAROVITA, SOLIDARIETÀ A CHI LOTTA!
Sono anni che viviamo ogni giorno le conseguenze della crisi del sistema capitalistico, che genera guerre, emergenze sanitarie,
ambientali e sociali. Le cause della crisi sono da ricercare nel sistema stesso ed è necessario organizzarsi per invertire questa
tendenza, perché a pagarne il conto siamo sempre e solo noi. Ma cosa succede quando ci organizziamo contro questa logica?
Se scioperiamo e lottiamo per ottenere un salario più alto, ci scontriamo con minacce, ricatti, lettere di richiamo, fino ad arrivare ai
licenziamenti. Se blocchiamo un magazzino, rivendicando un contratto migliore, veniamo denunciate, inquisitite, spesso arrestate
o peggio ancora investiti, come è successo, solo negli ultimi anni, ad Abd Elsalam, nel 2016, e ad Adil Belakhdim, nel 2021. Ma
non dobbiamo avere paura perché è solo lottando che possiamo vincere e strappare migliori condizioni di vita. Nelle scuole siamo
costrette a lavorare gratis e a mettere a rischio la nostra vita senza alcuna tutela, sono 18 le/i ragazze/i morte/i durante il PCTO,
negli utili 4 anni. Quando come studenti e studentesse abbiamo manifestato contro tutto questo abbiamo ricevuto cariche,
denunce e arresti. Anche quando ci opponiamo con l’arte veniamo perseguite penalmente. In ogni caso, quando alziamo la testa,
veniamo represse. La lista è lunga ed il messaggio chiaro: mettere a tacere chiunque si opponga.
Il costo della vita è triplicato, dagli alimenti, all’energia, alle materie prime, mentre i nostri salari sono sempre più miseri con un
sistema di welfare sociale inesistente, distrutto dalle politiche di privatizzazione. Le politiche economiche del governo Meloni,
come la più recente eliminazione del reddito di cittadinanza, non fanno che peggiorare le nostre vite. In un paese che si vanta di
avere una costituzione che ripudia la guerra, qualsiasi governo ha sempre agito in direzione opposta, a partire da quelli a guida
PD, alimentando per i propri interessi economie di guerra con ingenti investimenti militari. Infatti molti investimenti pubblici sono
dirottati per l’economia di guerra che alimenta la produzione e vendita di armi per cui il nostro paese primeggia. L’attuale governo
non cela le proprie intenzioni, ma anzi si scaglia con tutta la sua intolleranza verso chiunque si opponga, criminalizzando qualsiasi
azione o idea che non si piega alla sua logica. È la logica di uno stato in guerra, che per affrontare la crisi economica e l’adesione
totale ai piani bellici della NATO, non può che accanirsi contro chiunque provi a mettergli i bastoni tra le ruote, con una gestione
poliziesca delle contraddizioni sociali per farci accettare salari miseri, per toglierci tutti quei diritti essenziali, dalla sanità
all’istruzione pubblica e farci vivere una costante precarietà abitativa ed esistenziale.
Pur di tenere insieme questo sistema marcio e pur di pacificare ogni forma di dissenso, lo stato sta sperimentando sempre nuovi
modi per sedarci, controllarci, dividerci e reprimerci. La violenza inflitta dallo stato si manifesta in tante forme: dall’accanimento
sulla socialità, col decreto rave e la militarizzazione delle nostre strade e piazze, agli sgomberi di occupazioni sociali e abitative;
fino alla repressione nei confronti del sindacalismo di base, dei disoccupati organizzati e dei movimenti ambientalisti. È all’interno
di questo scenario che bisogna cogliere il continuo inasprimento repressivo, che negli ultimi 30 anni si è caratterizzato con un
progressivo accentramento dei poteri utilizzando l’emergenzialità per legittimare tutti i salti in avanti delle politiche autoritarie.
Sulla punta del castello di carta del nostro stato “democratico”, si pone il regime di tortura del 41-bis, utilizzato anche contro i
rivoluzionari prigionieri, nel tentativo di annientarne l’identità politica e sociale, con l’isolamento totale e la deprivazione fisica,
sensoriale e affettiva. La tortura, in un sedicente “stato di diritto”, non potrebbe essere uno strumento di punizione nei confronti di
nessuna. Eppure, attualmente, ci sono 728 persone costrette a vivere una stanza di 1.5x2m per ventitré ore al giorno, in completo
isolamento, filmata 24h, senza la possibilità di informarsi su cosa succede nel mondo, con la possibilità di vedere la propria
famiglia una sola volta al mese e separate da un vetro divisorio. Tra queste, c’è Alfredo Cospito, anarchico, che ha iniziato uno
sciopero della fame lo scorso ottobre per protestare contro il 41 bis, le cui condizioni peggiorano ogni giorno. La nostra solidarietà
ad Alfredo Cospito è, infatti, lotta alla repressione, per rompere i meccanismi di differenziazione e premialità, su cui la controparte
fa leva per isolarci e dividerci, innescando percorsi de-solidaristici. È per questo motivo che rifiutiamo la logica dei buoni e dei
cattivi, di quelli che si possono “recuperare” e quelli che invece sono da “punire”.
Si riempiono la bocca di parole contro la violenza, ma la agiscono ogni giorno su chi lavora, chi migra, chi lotta o, come nel caso
di Cospito, chi decide di scrivere e diffondere le proprie idee contro lo stato. Morte in mare e morte sul lavoro sono all’ordine del
giorno in Italia, mentre politici e grandi imprenditori si arricchiscono sulle nostre spalle. La violenza delle proteste è la risposta di
chi subisce soprusi e sopraffazioni da tutta la vita, di chi non ha più niente da perdere o di chi ha il coraggio di opporsi a un
sistema che sembra indistruttibile, ma che ha molti punti deboli, e desidera un mondo diverso.
In questo contesto di crisi costante, c’è solo una certezza: non possiamo accettare questo stato di cose, dobbiamo prendere
coscienza che a vivere così siamo la maggior parte e che ribellarsi è giusto e necessario. Come fanno in Francia, dove un popolo
si riconosce e lotta insieme, in tutte le forme, senza buoni e cattivi, per migliorare le proprie vite, in uno sciopero generalizzato che
sta letteralmente bloccando li paese, mettendo in ginocchio produzione, settore logistico e apparato poliziesco.
Il futuro è incerto, ma questo presente è insopportabile. Non ci resta che scendere in piazza, riappropriarci delle nostre vite,
riprenderci le strade e liberare il tempo, farla finta di ripetere il mantra che questo sia il migliore dei mondi possibili, ma soprattutto
smettere di servire uno stato che non ci serve, ma anzi ci sfrutta ed isola, stringendo sempre più la morsa su chi non si allinea. La
solidarietà, invece, deve essere nostra pratica comune, che si sviluppa tra tutti i soggetti colpiti dalla repressione: dai prigionieri
politici fino ai cosiddetti comuni, lavoratori, studenti, immigrati, proletari e tutte le categorie che in questo sistema vengono
sfruttate.
CORTEO CONTRO 41 BIS, TORTURA, STATO DI GUERRA E REPRESSIONE 15 APRILE PIAZZA DELL’ISOLOTTO ORE 16

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