30 persone saranno portate a processo con accuse che vanno da resistenza a pubblico ufficiale a lesioni. Ad essere contestati sono i fatti avvenuti lo scorso 21 dicembre durante l’assedio al lusso, quando alcune centinaia di persone tra studenti, occupanti di case e sfrattati, lavoratori e disoccupati si ritrovano in Piazza San Marco con l’obiettivo di portare la propria rabbia – quella di chi subisce la crisi e le politiche di austerità – nelle vie della ricchezza più sfrenata.
La questura, dopo aver vietato la manifestazione e prescritto un presidio statico, schierò decine di celerini in via Cavour per impedire al corteo di uscire dalla piazza e prendere vita. Un fatto grave quanto inedito che voleva creare un pericoloso precedente sulla stessa libertà di manifestare in città. La piazza rifiutò il divieto e iniziò a spingere con determinazione sugli scudi dei poliziotti e, dopo aver resistito a tre cariche, impose alla questura un passo indietro riuscendo a partire in corteo e a dirigersi verso il centro-vetrina della città.
Nelle aule di tribunale si vuole portare la vendetta di chi governa la città per una giornata di lotta che – come molte altre di questi tempi – ha avuto la capacità e la forza di dimostrare che i diritti à si possono conquistare con la lotta.
Ancora una volta, dopo aver fallito con i manganelli, si affida alla magistratura il compito di spegnere quella rabbia sociale che continua ad espandersi ed organizzarsi dentro e contro l’austerity. Una rabbia che dopo l’assedio al lusso del #21D – e con maggiore forza – in questa città ha continuato ad emergere e quindi scontrarsi con chi governa la città: dall’occupazione di via dei Servi a quella di viale Gori, passando da via del Romito, la volontà di reprimere con la polizia le lotte di chi oggi pratica il proprio diritto alla casa ha dovuto fare i conti – come nella piazza del #21D – con la determinazione di una soggettività che non si arrende dinanzi ai manganelli, non cede ai ricatti, non accetta elemosine.
Quel giorno ad entrare in conflitto non sono stati “gli antagonisti” e “le forze dell’ordine” ma due pezzi di città: la Firenze delle periferie abitate da chi non ce la fa ad arrivare a fine mese, da chi subisce uno sfratto e occupa una casa, da chi è disoccupato o iper-sfruttato e la Firenze della ricchezza e del lusso che chi governa la città vuole far diventare una vera e propria “zona rossa” vietata alle manifestazioni di chi di quella ricchezza viene quotidianamente espropriato. E’ facile decidere da che parte stare.
Esprimiamo, inoltre, tutta la nostra solidarietà ai compagni che in questi giorni sono stati sottoposti a misure cautelari a Roma e Napoli. Dal nord al sud del paese le istituzioni cercano di arrestare quel movimento ampio e determinato che si è ben rappresentato nella piazza della sollevazione del #19O e che a partire da questa sta continuando a diffondersi nei territori aprendo numerose crepe nel regime dell’austerity praticando dal basso riappropriazione e antagonismo.
La libertà di manifestare non si tocca!
Solidarietà ai compagni indagati!
Movimento di Lotta per la Casa, Occupazione di via del Leone, Clash City Workers, Cobas Firenze, C.U.B Firenze, U.S.I Firenze, Ateneo Libertario Fiorentino, P.C.L. Firenze, Collettivo Politico di Scienze Politiche