Il tavolo per la sicurezza di Firenze a cui siedono il prefetto, il questore e vicesindaco, ha emanato questa settimana un ordinanza chiamata “patto antidegrado”. Un patto che servirebbe a trovare un accordo tra residenti, forze dell’ordine, amministrazione e attività commerciali. E che si prefiggerebbe lo scopo di “regolare” la movida del centro storico di Firenze e di sconfiggere il “degrado”. All’occupazione di via del Leone, che si trova nelle vicinanze delle piazze e dei luoghi colpiti da questo patto, abbiamo discusso su questo nuovo accordo che puzza di vecchio, puzza di proibizionismo e di repressione. Le righe che seguono riassumono quanto ci siamo detti.
Che cos’è questo “patto antidegrado”?
Il nuovo “patto antidegrado” stabilisce numerose restrizioni e provvedimenti che colpiranno i quartieri di Sant’Ambrogio e San Frediano. Ci sarà un drastico aumento dei controlli e della presenza delle forze di polizia nelle piazze e nelle strade. Questo avverrà, in particolare, attraverso l’aumento dei presidi permanenti delle forze di polizia e l’installazione di nuove telecamere (spesa prevista per città e provincia 200.000 euro di soldi regionali). Inoltre, sarà sviluppata una più stretta collaborazione con i vigilantes (trasformati in vere e propri spioni, a cui è ora chiesto di comunicare alla sbirraglia situazioni “sospette”) e addirittura con i parroci delle chiese presenti nel centro della città. Infine, i vigili aumenteranno i controlli sui minimarket per contrastare la vendita di alcolici al di fuori degli orari prestabiliti. Il comune dal canto proprio si prenderà la responsabilità di creare una ztl notturna più stringente con nuove porte telematiche attive per fasce orarie ulteriormente estese.
Come viene presentato dall’amministrazione?
Secondo Nardella questo patto dovrebbe regolare la “movida” nel centro storico e farla progressivamente slittare verso la periferia per garantire da una parte la vivibilità dei quartieri di Sant’Ambrogio e di San Frediano e dall’altra la possibilità per i locali di proseguire con i loro affari.
Che cosa realmente rappresenta e a chi serve il patto?
Questo patto è un attacco contro chi vive le strade dei nostri quartieri. Aldilà delle dichiarazioni retoriche di comune e prefetture, l’effetto principale del patto sarà l’ennesima avanzata verso la completa militarizzazione e il pieno controllo dei quartieri e delle piazze. Abbiamo imparato sulla nostra pelle che la presenza costante delle forze di polizia nelle strade e la continua videosorveglianza delle nostre vite ha come diretta conseguenza la criminalizzazione e persecuzione di chiunque è percepito come “deviato” e “incompatibile” con la città vetrina voluta dai poteri forti della città (come è avvenuto con la morte di Renato Magherini). Gli stessi poteri che da anni sono impegnati ad accrescere i propri profitti attraverso la rendita edilizia che sta causando il progressivo allontamento dei proletari dai quartieri di Sant’Ambrogio e San Frediano trasformati in divertifici notturni e quartieri vetrina di giorno a beneficio di soli turisti e ricconi (un fenomeno altrimenti chiamato, gentrificazione). Entrambi i quartieri infatti si vedono attualmente sottoposti a processi di “riqualificazione” dello stesso tipo sia nelle politiche antidegrado, sia nei piani speculativi. I progetti dei parcheggi di piazza del Carmine e Brunelleschi ne sono un chiaro esempio.
Qual è la città e il quartiere che vogliamo?
Autorganizzazione e solidarietà. La città che cerchiamo di costruire negli spazi occupati e nei percorsi di autogestione è fatta invece di quartieri in cui la solidarietà e l’autorganizzazione tra gli abitanti siano diffuse. In cui le nostre necessità primarie e il nostro bisogno di una vita dignitosa siano soddisfatti. In cui il nostro desiderio di condivisione, socialità e divertimento non sia più l’oggetto del profitto di chi ha le tasche già piene, ma sia invece valorizzato per il valore d’uso la sua utilità nel migliorare le nostre vite giorno dopo giorno.