Già più di un anno fa il Comune aveva inserito lo stabile di via del Leone nella lista degli edifici da alienare e vendere all’asta, assieme ad oltre 150 altri immobili tutti di proprietà comunale. Una lista di edifici per lo più ancora ad oggi vissuti, sia a livello abitativo (come per esempio le case di via de’ Pepi), sia a livello sociale (come il Centro Popolare di via Villamagna). E noi ci eravamo prontamente fatti sentire in risposta a questo bieco tentativo di dipingere via del Leone come un posto vuoto e vendibile per fare “cassa” e per “riqualificare”. Ci eravamo fatti sentire sottolineando come da una parte il Comune portasse avanti una politica di sottrazione di spazi pubblici che dovrebbero essere destinati a funzioni utili ai cittadini, specialmente in un Oltrarno sempre più trasformato e assimilato alla Firenze disneyland del Rinascimento degli altri quartieri del centro storico; dall’altra ci eravamo fatti sentire rimarcando come non può esistere “riqualificazione” migliore di quella che dal giorno in cui abbiamo occupato portiamo avanti: prendere uno spazio vuoto da anni e trasformarlo in un luogo accessibile a tutti dove socialità, aggregazione, lotta dal basso, mutuo soccorso e solidarietà si incrociano in intrecci virtuosi.
Ma il Comune ha deciso di alzare il tiro: come apprendiamo dalla notizia apparsa il 3 Febbraio sul Corriere Fiorentino gli stabili dell’occupazione di via del Leone 60/62 sono stati nuovamente messi in vendita. Questa volta non più all’asta ma inseriti in un pacchetto di 60 immobili di proprietà comunale acquistabili da facoltosi speculatori come singoli ma pure “in blocco”. Immobili che il Comune, nella Firenze che vede oltre 5000 persone in attesa di casa popolare e che non ha rinnovato un bando di assegnazione di queste dal 2012 a fine 2016, dichiara di non poter riutilizzare come Edilizia Residenziale Pubblica, nonostante alcuni di essi, prima di essere lasciati all’abbandono, erano proprio ERP (via del Leone in primis ma anche gli stabili di via de’ Pepi). Immobili che, per volontà politica del Comune, saranno venduti per diventare gli ennesimi alberghi a cinque stelle, seconde case per ricchi artistoidi americani o ristorantini di lusso di cui i cittadini ne han piene le palle. Immobili che dovrebbero essere utilizzati per garantire dei servizi ai cittadini (sanitari, sociali, alla casa, ecc.) e che diverranno invece l’ennesima entrata (è previsto un incasso dai 4 ai 12mln) nelle casse del facoltosissimo Comune di Firenze. Lo stesso Comune che ha chiuso il 2015 con un attivo di bilancio di 40mln di euro, oltre ai 15mln di attivo già previsti dalla renziana legge di stabilità, ma che ancora preferisce svendere prima che migliorare la vita dei suoi cittadini.
Inoltre, come se non bastassero i tentativi di speculazione del Comune, sono arrivate anche le più bieche menzogne giornalistiche. Il Corriere Fiorentino menziona l’occupazione di via del Leone come un posto da anni al centro delle polemiche del quartiere, descrivendo le persone che frequentano la nostra occupazione come imbrattatori dei muri d’Oltrarno e, addirittura, prepotenti minacciatori del vicinato. Chi ci conosce, e in quartiere dopo quasi quattro anni di occupazione sono tanti, sa chi siamo e cosa facciamo: il sostegno ai genitori che hanno lottato per la salvezza del giardino Bartlett/Nidiaci, le iniziative in piazza contro la svendita del patrimonio pubblico d’Oltrarno e per ultima, ma solo cronologicamente, la battaglia contro la vendita dell’ASL di Santa Rosa bastano per comprendere ciò che facciamo e che lo facciamo alla luce del sole. A Marzio Fatucchi, autore dell’articolo sul Corriere, che conclude con un bell’augurio di sgombero per una miglior vendita dello stabile, consigliamo di sgomberarsi un po’ il cervello prima di riprendere in mano una penna e continuare a scrivere fandonie diffamanti. Al Comune non possiamo che augurare che gli stabili vuoti che oggi prova a vendere vengano veramente riqualificati da altre decine di posti come quello che abbiamo costruito: perchè i quartieri restino a chi li vive, non a chi specula!
I ragazzi e le ragazze dell’occupazione di via del Leone.