[18/3/2020] FLASH MOB PER RICORDARE ORSO PARTIGIANO DI RIFREDI

Riceviamo e diffondiamo da Riseup for Rojava Firenze:

🐾 FLASH MOB PER RICORDARE ORSO PARTIGIANO DI RIFREDI
📆 Il 18 MARZO di un anno fa è stato ucciso Lorenzo Orso Tekosher il Partigiano di Rifredi PARTITO PER LA SIRIA PER COMBATTERE L’ISIS.
In tantissimi lo abbiamo omaggiato riempiendo le strade della sua città e del suo quartiere.
🤝 DOMANI 18 MARZO nell’anniversario della sua scomparsa, lo vogliamo ricordare e fare sentire la nostra vicinanza alla famiglia e ai suoi cari.
🗣 ALLE 18 AFFACCIAMOCI ALLE FINESTRE
🔊 FACCIAMO SENTIRE IL DISCORSO CHE CI HA LASCIATO COME TESTAMENTO E 🎶SUONIAMO E CANTIAMO INSIEME “BELLA CIAO”.
ESPONIAMO UN CARTELLO O DEI FAZZOLETTI ROSSI GIALLI E VERDI
❤💛💚
CONDIVIDIAMO LE NOSTRE INIZIATIVE CON L’HASHTAG *#orso18m* per far sentire la nostra vicinanza alla sua famiglia e ai suoi amici!
📻 ALLE 19 sintonizzati su Radio Wombat Firenze e ascolta la diretta interamente dedicata al ricordo di Orso, con letture e contributi da amici e compagni.
💥 La guerra non è finita, i popoli della Siria sono ancora oggi SOTTO L’ ATTACCO DELLA TURCHIA Facciamo sentire la nostra vicinanza a chi sta ancora LOTTANDO CONTRO IL FASCISTA ERDOGAN!
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[11.3.20] LA COMUNITA’ DI SAN FREDIANO SI ATTIVA

LA COMUNITA’ DI SAN FREDIANO SI ATTIVA. Aiutateci a spargere voce tra le famiglie, soprattutto anziane, del quartiere. Inoltre se qualcuno/a ha a disposizione guanti, mascherine, disinfettanti da mettere a disposizione dei volantari e delle volontarie scriva pure alla pagina dell’ Occupazione ViadelLeone, saranno doni ben graditi!

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[10/3/20] Prime riflessione sulla pandemia di covid-19

La pandemia da corona virus fa emergere in superficie tutto il marcio che la nostra classe politica e dirigente ha prima creato e poi tentato di normalizzare.
In una simile situazione di emergenza il frutto di anni di politiche cancerogene ci ricordano le conseguenze dei tagli al welfare, del progressivo smantellamento della sanità pubblica, dello scempio del diritto al lavoro e della legalizzazione di forme di precariato e sfruttamento, nonché del totale fallimento del sistema carcerario.
La Sanità Pubblica rischia il collasso
In 10 anni sono stati tagliati 37 miliardi alla sanità pubblica (25 miliardi tra 2010-2015 e 12 miliardi tra 2015-2019), persi 70 mila posti letto e chiusi 559 reparti.
Decenni di tagli alla spesa sociale non garantiscono la tenuta del servizio sanitario sempre più esternalizzato, appaltato e incapace di garantire i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici impiegate a salvaguardare un servizio essenziale per la collettività.
Questo in un paese in cui la spesa bellica continua a sottrarre miliardi alle politiche sociali (solo nel 2018 circa 24,9 miliardi di euro)
Lavoro e quarantena
In questi giorni di epidemia di Covid 19 il costo sociale legato alle ordinanze sta colpendo i lavoratori e le lavoratrici legati a varie tipologie di lavoro subordinato e precario e, in particolar modo, i lavoratori e le lavoratrici delle cooperative in appalto, i lavoratori del turismo e della ristorazione, i lavoratori intermittenti del mondo dello spettacolo, i riders, gli educatori e le educatrici, le partite IVA, i lavoratori delle piccole imprese, della sanità e della scuola.
Il diritto alla salute e alla continuità di reddito non possono essere merci barattabili e sacrificabili sull’altare dell’ennesima crisi. Si deve pretendere dal governo regionale e nazionale la costruzione immediata di ammortizzatori sociali per sostenere lavoratori e lavoratrici, un fondo per un Reddito di “Quarantena” che garantisca continuità salariale a chi è costretto allo stop dell’attività rivolto ai lavoratori e alle lavoratrici in partita Iva e, in generale, a tutte le categorie prive di tutela, nonché l’istituzione di un reddito senza vincoli per supportare chi era legato a lavori saltuari o a nero.
Le Carceri in rivolta.
Tra i detenuti si cominciano a intuire gli enormi rischi che un possibile contagio comporterebbe in una situazione di sovraffollamento e in un contesto insalubre e scarsamente igienizzato come quello delle prigioni italiane.
Da ieri mattina sono 27 le carceri dove si stanno svolgendo proteste da parte dei detenuti, alcuni dei quali chiedono l’amnistia a causa dell’emergenza Coronavirus ,si protesta contro la cancellazione dei colloqui, si mescola il piano emergenziale con quello strutturale. E’ di nove detenuti morti il nuovo bilancio ufficiale diffuso dopo le rivolte di questi giorni: sette di questi sono deceduti nel carcere di Modena durante la rivolta di domenica 8 marzo, uno a Verona e uno ad Alessandria.
Appare chiaro che allo stato attuale, con una popolazione carceraria abbondantemente superiore alla capienza prevista ( più di 60.000 a fronte di 50.000 posti letto ufficialmente disponibili), non ci sarebbe la possibilità di affrontare con misure di sicurezza adeguate l’eventualità non remota di un contagio tra i detenuti.
Amnistia e indulto sono battaglie fondamentali da un punto di vista strutturale, ma al momento purtroppo restano un obiettivo difficile da raggiungere, alla luce delle condizioni politiche generali. Che per la classe politica e l’opinione pubblica il carcere sia una discarica sociale non è una novità. É quindi indispensabile aprire una battaglia, all’interno ma anche all’esterno delle carceri sulle modalità di esecuzione della pena (estendere la semilibertà e allargare i parametri per la detenzione domiciliare per esempio, come si discute in questa fase, per tutti i detenuti con una pena residua inferiore a tre anni), perché il Dap imposti misure immediate e straordinarie di sanificazione, che intervenga per igienizzare reparti , padiglioni e celle; perché vengano predisposte misure di prevenzione che possano permettere la ripresa dei colloqui e lo svolgimento delle attività di risocializzazione in un regime di sicurezza, considerando la difficoltà di prevedere la durata dell’emergenza Coronavirus.
Intanto, il pericolo immediato è quello della gestione delle proteste. Le morti di Modena ci danno indizio di una preoccupante escalation repressiva . Allo stesso modo in queste ore l’incremento nella diffusione del virus presenta il conto alle fasce più deboli della popolazione. Se i più fragili da un punto di vista clinico sono gli anziani e le persone con patologie pregresse, socialmente a pagare di più sono i lavoratori precari, i non garantiti da tutele contrattuali e chi ha necessità assoluta di lavorare, e magari il problema della gestione familiare o dei figli che rimangono a casa a scuole chiuse. Allo stesso modo la sofferenza dei detenuti mette in risalto un paradosso: la permeabilità di quelle istituzioni totali che invece mostrano nell’isolamento la propria ragion d’essere, e tutte le criticità di gestione, ormai non più occultabili nell’ordinario, figuriamoci durante un’emergenza come questa.
La crisi del Coronavirus può e deve essere un modo per aprire gli occhi e ripensare il sistema.
PS: Tutte le iniziative pubbliche nell’occupazione Via del Leone sono temporaneamente sospese , per preservare la salute della collettività.
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[6/3/20] Presentazione “Il Padrone di Merda – Bologna”

– dalle h 15 mercato contadino “Genuino Clandestino” in piazza Tasso
– alle h 18.30 chiaccherata sulle forme di sfruttamento sul lavoro nella città di oggi attraverso l’esperienza del collettivo Il Padrone Di Merda – Bologna (https://www.facebook.com/pg/pdm.bologna/about/…). Intervento introduttivo dell’assemblea di Via del Leone, racconti dell’esperienza di lotta da parte delle lavoratrici/dei lavoratori de Il Padrone Di Merda – Bologna e dibatttito.
– alle h 19.30 ricca apericena coi prodotti del mercato in leone e a seguire musica e chiacchere
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MOVIDA – Lo scontro generazionale che non esiste

Come ragazz.e di San Frediano, sentiamo il dovere di esprimerci sull’argomento che in questi giorni sta monopolizzando la cronaca cittadina: la Movida.

Il problema degli schiamazzi e del rumore notturno nel centro storico fiorentino non è sicuramente nuovo, sono almeno dieci anni che, prima in una piazza poi in un’altra, passando per il bar all’angolo, si susseguono le lamentele dei residenti esasperati che non riescono a prendere sonno, tra una giornata di lavoro e i bambini da portare a scuola.

“in questi anni le amministrazioni che si sono succedute hanno permesso, con una liberalizzazione di licenze e un totale disinteresse per la quiete e la salute dei cittadini, la possibilità di aprire qualsiasi attività ovunque” A.C. – residente in Borgo la Croce – da Le Notti Incivili

Tuttavia, mentre prima il problema si limitava a coinvolgere, nei periodi estivi, solo una parte della città alla volta, adesso ha raggiunto una portata cittadina, rendendo invivibili, per tutto l’anno, grosse fette dell’area Unesco: Sant’Ambrogio, Santa Croce, Santo Spirito, per non parlare delle zone prossime al Duomo o a piazza della Repubblica.

In queste aree, la proliferazione (volontariamente) incontrollata di ristoranti e birrerie, raggiungendo una concentrazione di 217 per km2, ha finito col far collassare su sé stesso un tessuto socioeconomico già fortemente impoverito, ormai improntato unicamente al divertimento serale (se così possiamo chiamarlo). Intere aree della città si animano ogni sera di migliaia e migliaia di giovani, ansiosi di spendere il loro tempo e i loro soldi nei locali.

Orde stordite hanno preso il controllo delle piazze, delle strade, perfino dei condomini, portando all’esasperazione gli abitanti che, quando non hanno deciso di vendere per trasferirsi in qualche quartiere residenziale, hanno invocato un securitarismo insensato. Con grande gioia della stampa locale infatti, nei giorni scorsi sono apparsi cancelli a chiudere strade pubbliche, progetti di cancellate per recintare i sagrati delle chiese, richieste di una presenza ancora maggiore di forze dell’ordine. Va invece fatto un discorso differente riguardo al documento redatto dai comitati Ma Noi Quando Si Dorme e Ridateci il Silenzio, ma ci torneremo più avanti.

Adesso viene da chiedersi: chi ha le possibilità economiche, il tempo e le energie per uscire ogni sera a “bere, vociare e pisciare sui muri”?

Ma soprattutto, dove sono tutti questi giovani?

“[…] bar che non si capisce come faccia ad avere tanti clienti, giovedì, venerdì, sabato” G.F. – residente in via dei Pepi – da Le Notti Incivili

In una città che invecchia anno dopo anno, perfettamente in linea con il secondo Paese più “maturo” del mondo, i giovani che non sono scappati a cercare qualcosa di meglio lavorano proprio in quei ristoranti e bar di cui parlavamo, attenti a non rovinare la vetrina della città con le loro “sudicie” presenze.

Quindi chi è che rompe??

La risposta è presto detta e sono i numeri a parlare chiaro: nel 2019 a Firenze sono arrivati 7.000.000 di turisti, totalizzando ben più di 20.000.000 (venti milioni!!) di pernottamenti. In una città come la nostra, il cui Comune ospita 367.000 abitanti, e soprattutto nell’area Unesco che ormai ne ospita solamente 18.600, questa mole di visitatori ha evidentemente un impatto fortissimo a più livelli – stiamo parlando di picchi di 26 turisti per abitante.

“negli ultimi quattro o cinque anni la situazione per noi residenti è diventata quasi insostenibile. I negozi di vicinato sono stati quasi tutti chiusi, per far posto a nuove attività commerciali […] il cui “core business” è la vendita di alcolici da asporto. […] Francamente non mi sorprende affatto che chi ne ha la possibilità abbandoni il quartiere per installarsi in zone residenziali sicuramente più vivibili.” F.M. – residente in via dell’Agnolo – da Le Notti Incivili

Il Comune, primo fautore della governance pubblico-privata dello spazio urbano, ha lasciato proliferare ogni genere di attività commerciale volta al turismo secondo il mantra per cui le leggi di mercato non possono sbagliare. Questa gestione sconsiderata ha portato una fortissima zonizzazione di Firenze, modificandone i flussi, le residenze e gli esercizi commerciali fino a un punto di non ritorno. Adesso che interi quartieri sono stati finalmente disneyficati i turisti sapranno esattamente in quale strada trovare i ristoranti “tipici”, in quale andare a ballare, dove comprare la cocaina o su quale muro pisciare.

“ho vicino la discoteca Space Electronic che accoglie all’ingresso folle di americani e stranieri già ubriachi e urlanti che poi durante la notte fino alle 5 del mattino, rivomita fuori altrettanto ubriachi e squinternati.” P.C. – residente in via Palazzuolo – da Le Notti Incivili

In questo clima decisamente poco rassicurante quella che si prospetta è un’interminabile serie di misure securitarie e lesive della libertà dei cittadini, nonché di scarso senso pratico. Pochi giorni fa infatti, in Sant’Ambrogio, via dell’Ortone è stata chiusa da ambo i lati da due cancelli metallici. Questa è stata la risposta di chi era ormai troppo stanco e disilluso per cercare soluzioni più sensate alla latrina che era diventata la via.

Ovviamente un coro indignato protesta di là d’Arno chiedendo a gran voce la chiusura di via dei Preti [la strada-pisciatoio dietro Santo Spirito, ndr]. Perfettamente d’accordo il priore della basilica, che anzi da tempo tuonava per far chiudere il sagrato con un’enorme cancellata, alla faccia delle generazioni di ragazzi più o meno giovani che ha ospitato, della carità cristiana e anche del buongusto.

Ora quello che rischia di consumarsi è il sacrificio dei Giovani Fiorentini sull’altare del Decoro, anziché concentrarsi sulle reali possibilità che abbiamo per risolvere insieme questi problemi.

La divisione non è tra giovani e anziani, ma tra chi sfrutta e chi è sfruttato, tra chi privatizza lo spazio pubblico e chi viene espulso dal proprio quartiere, tra chi guadagna sul turismo sfrenato e chi fa le pulizie negli Airbnb.

 

Come si evince da LE NOTTI INCIVILI – Testimonianze di cittadini di Firenze perseguitati dalla movida e abbandonati dalle istituzioni, il documento redatto dai comitati citati all’inizio – consistente in trenta pagine di lamentele e segnalazioni – i residenti (nella grande maggioranza dei casi) hanno chiaro di chi sia la colpa:

“La storia che mi ha oppressa ed avvilita ha a che fare con la RIQUALIFICAZIONE (per me ROTTAMAZIONE) della zona e del popolo di Sant’ Ambrogio a scopo turistico/commerciale.” M.C. – residente in piazza de’ Ciompi – da Le Notti Incivili

Il problema non sono i giovani, ma la gestione della cosa pubblica: dove dovrebbero andare i ragazzi fiorentini il sabato sera se non a divertirsi con gli amici? Però, ci si faccia caso, i locali adibiti a questo scopo sono tutti concentrati in pochi chilometri quadrati e creano un’enorme congestione, impedendo il controllo popolare dei quartieri che eviterebbe la maggior parte dei casi di violenza, sessismo, razzismo o molestia. Spesso infatti, sono stati proprio i ragazzi del quartiere ad allontanare chi disturbava gravemente, rompendo bottiglie o attaccando rissa, la tranquilla ilarità della piazza.

Il fenomeno per cui nei quartieri periferici, si guardi Novoli, i locali sono totalmente assenti mentre il centro ne ospita più di quanti può sopportarne non è avvenuto casualmente. Gli interessi economici di speculatori immobiliari, investitori e grandi catene internazionali, messi davanti al benessere degli abitanti, hanno determinato la trasformazione del centro storico in un enorme albergo diffuso. Qui i cittadini si trasformano in dipendenti ed i turisti in clienti ed ogni attività che vi viene svolta viene incanalata entro i limiti del profitto. Qui per i residenti non c’è spazio – perché sono meno remunerativi degli Airbnb – e gli affitti sono così alti che nessun commerciante o artigiano può continuare con la propria attività storica, quantomeno deve attrezzarsi per offrire uno scorcio caratteristico ai passanti.

Adesso, in un momento di svolta per Firenze, in cui spetta a noi decidere se vogliamo diventare una copia asciutta di Venezia o tentare una strada diversa in cui trovino spazio i residenti, l’edilizia popolare, gli artigiani e le case del popolo, dobbiamo identificare il nemico che abbiamo di fronte e non farci ingannare da stupide lotte intestine.

Va detto con chiarezza che la colpa di questa situazione è degli speculatori, di Airbnb e del Comune. Vogliamo decidere sulla nostra città e darle un’organizzazione volta al benessere di tutte e tutti gli abitanti, inclusiva, solidale, viva.

Questo non è uno scontro generazionale,

è guerra di classe

e dobbiamo vincere.

Occupazione via del Leone 60/62

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